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La pallinatura (chiamata anche con la denominazione
anglofona shot peening) è un'operazione che consiste nel
martellamento superficiale eseguito a freddo mediante un
violento getto di pallini sferici, oppure di cilindretti
ottenuti tagliando un filo (chiamati cut-wire).
Le macchine che eseguono detto trattamento, le
pallinatrici, proiettano il getto verso i pezzi da
lavorare tramite una o più giranti centrifughe in rapida
rotazione oppure tramite aria compressa, in ogni caso i
materiali utilizzati per la graniglia possono essere
ghisa, acciaio, vetro e più raramente, ceramica.
Utilizzo
I pezzi che si possono sottoporre al processo sono
prevalentemente organi metallici quali ad esempio molle
o bielle, ma anche eccezionalmente pezzi in bronzo,
ottone, Titanio, Alluminio e varie leghe; tuttavia il
campo dove la pallinatura riveste un ruolo principale è
sicuramente quello aerospaziale e automobilistico.
Effetti
Tale edificio (un memorial statunitense) mostra come le
lastre di alluminio pallinaturate (a destra) abbiano
colori e riflessi simili a quelli della pietra bianca (a
sinistra)La pallinatura in altre parole provoca una
compressione superficiale, in quanto il suo getto induce
una deformazione plastica che si propaga fino ad alcuni
decimi di millimetro nel materiale considerato e
tecnicamente essa serve a migliorare la distribuzione
delle tensioni superficiali, aumentando la resistenza a
fatica del pezzo trattato.
Più precisamente produce delle tensioni residue a
compressione nella superficie del materiale e negli
strati sottostanti che riescono a diminuire le tensioni
interne allorché il pezzo è sottoposto a sollecitazioni
e il materiale è reso in tal modo più resistente alle
sollecitazioni a fatica, la durezza se varia ha
variazioni non rilevabili nei campi di applicabilità con
metodo HRC, per acciai legati e leghe a base nikel.
Alla fine del trattamento, a causa delle microcavità che
si generano e che si sovrappongono l'una con l'altra, si
ha come effetto secondario anche un affievolimento della
quantità di luce riflessa sul materiale, ovverosia una
specie di satinatura, ad esempio i fogli di alluminio
trattati in questo modo assomigliano alla pietra bianca
e sono ampiamente utilizzati in alcuni edifici.
Tale trattamento, insomma, per quanto riguarda le
modalità di esecuzione assomiglia alla sabbiatura,
mentre per lo scopo che si prefigge è più simile alla
rullatura, operando più sulla plasticità che
sull'abrasione.
L’effetto finale della pallinatura dipende dalla durezza,
dalla dimensione dei pallini, dalla portata, dalla
velocità e dall’angolo di impatto del getto, dalla
distanza del pezzo dal getto e dall’intensità (misurata
in gradi Almen).
STAMPA SABBIATRICI - PALLINATURA
La rettifica è quella
procedura eseguita con una macchina chiamata
Rettificatrice, che ha come utensile una mola a grana
fine ed estremamente dura. La rettifica serve per
portare un qualsiasi componente nello stato di forma o
superficie ottimale di progetto; questa operazione segue
infatti la sgrossatura. Mentre la sgrossatura toglie il
grosso dei residui, la rettifica fa sì che tutti i
residui o il materiale in eccesso vengano eliminati
garantendo alla superficie lavorata un alto grado di
finitura.
Sono utilizzate per la
lavorazione di superfici cilindriche, coniche o sagomate.
Può essere eseguita sia su superfici esterne che
interne.
Si dividono in 2 categorie
in base alla posizione della mola:
STAMPA SABBIATRICI
- RETTIFICA
La ruggine o ossido di ferro
è un idrossido formato da ferro ed ossigeno.
Si tratta di un prodotto generato da una
forma di corrosione, laddove l'ossidazione
del ferro avviene grazie alla presenza di
acqua, la quale mette a disposizione parte
dell'ossigeno necessario alla reazione
chimica.
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È un'operazione costosa, quindi va eseguita solo dove è
necessario un alto grado di finitura, come sedi di
cuscinetti, profili di ingranaggi ecc...
Rettificatrici in tondo
La rettifica in tondo si esegue montando il pezzo su un
mandrino, che ruota lentamente nello stesso senso della
mola. Inoltre il mandrino esegue anche il moto di
traslazione (alimentazione assiale).
La mola ruota velocemente e asporta il materiale.
Un esempio di applicazione di questo tipo di lavorazione
per asportazione di truciolo è la rettificatrice per
alberi a gomito. L'albero a gomito è, tra le superfici
cilindriche, la più complessa da lavorare per la sua
particolare forma: i produttori di alberi a gomito
nonché le officine di revisione dei motori utilizzato
questo tipo di macchine per lavorare sia le bronzine di
banco che i colletti dell'albero a gomito. Nella foto
qui sotto si può vedere un esempio di questa
applicazione
Rettificatrici Senza centri
Sono utilizzate per la lavorazione di pezzi lunghi,
sottili e piccoli, quindi inadatti a essere bloccati tra
mandrino e contropunta.
In questo procedimento il pezzo si trova tra due mole
rotanti nella stessa direzione:
Mola operatrice, grande, ruota velocemente e ha il
compito di eseguire la rettifica della superficie.
Mola di trascinamento, più piccola, gira lentamente e ha
il compito di ruotare il pezzo e premerlo contro la mola
operatrice.
È presente anche una lama che sostiene il pezzo durante
la lavorazione
Rettificatrici per piani Servono a lavorare superfici
piane.
Rettificatrice tangenziale
Rettificatrice frontale Nella rettifica tangenziale
l'albero portamola è parallelo al piano che viene
lavorato dalla superficie cilindrica della mola.
Nella rettifica frontale l'albero è perpendicolare al
piano che viene lavorato frontalmente dalla mola.
Esempi di lavorazioni di rettifica
La rettifica dei denti degli ingranaggi è un processo di
finitura superficiale che avviene dopo il trattamento
termico degli stessi, in genere carbocementazione. Con
questo procedimento si riesce a portare il dente ad una
condizione di profilo ottimale, cioè ad evolvente,
annullando le inevitabili deformazioni subite
dall'ingranaggio dopo il trattamento termico che
determinerebbero un funzionamento rumoroso e un dente
soggetto più facilmente alla rottura.
In genere si asporta un strato proporzionale alla
grandezza del dente, pari al modulo, ma comunque tale da
non annullare i benefici indotti dal trattamento, cioè
la formazione di una pelle superficiale di alcuni decimi,
che presenta una durezza e una tensione superficiale di
compressione che sfavorisce la nascita di cricche e
aumenta la resistenza a rottura. Allo scopo si adottano
mole formate da agglomerati durissimi e con inclusioni
vetrose. Il profilo della mola viene rinnovato
ciclicamente durante la lavorazione mediante un rullo
diamantatore che ripristina la condizione ottimale della
mola.
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Vi sono diverse forme di ruggine, alla quale
corrispondono diverse reazioni (indicate
dalla freccia) ed altrettante formule
chimiche:
2Fe + O2 + 2H2O → 2Fe(OH)2
4Fe + 3O2 + 6H2O → 4Fe(OH)3
4Fe + 3O2 + 2H2O → 2Fe2O3•H2O
6Fe + 4O2 → 2Fe3O4
Può essere eliminata tramite spazzole o
agenti chimici. Viene utilizzato per
colorare il vetro di verde-azzurro.
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La rugosità è una proprietà della superficie
di un corpo, costituita da microimperfezioni
geometriche normalmente presenti sulla
superficie o anche risultanti da lavorazioni
meccaniche; tali imperfezioni si presentano
generalmente in forma di solchi o
scalfitture, di forma, profondità e
direzione variabile.
La rugosità di una superficie può essere
misurata mediante strumenti denominati
rugosimetri. Il procedimento di misura della
rugosità consiste nella registrazione del
profilo della superficie ottenuto lungo una
determinata linea di misura (o di scansione);
tale profilo viene poi analizzato definendo
un parametro numerico che costituisce la
misura della rugosità. Parte fondamentale
del processo di calcolo dei vari parametri
di rugosità è l'operazione di filtraggio che
consente di ottenere una misura della sola
qualità della superficie, depurata dagli
effetti che gli errori di geometria del
pezzo hanno sul profilo misurato.
La misura della rugosità Ra, espressa in
micron, è il valore medio aritmetico degli
scostamenti del profilo reale della
superficie rispetto alla linea media. Tale
misura è riferita ad una lunghezza di base l
del profilo analizzato per evitare
l'influenza di altri tipi di irregolarità.
Il valore Ra non è però sufficiente per
definire completamente le caratteristiche
morfologiche della superficie, in quanto
profili dagli andamenti differenti dallo
stesso scostamento medio aritmetico
presenteranno lo stesso valore di Ra; per
tale motivo si sono introdotti altri
paramenti, come Rq, media quadratica degli
scostamenti dei punti del profilo dalla
linea media; tale parametro, essendo una
media quadratica è più sensibile ai bruschi
scostamenti del profilo da un andamento
regolare ed è in generale maggiore rispetto
al valore Ra.
STAMPA SABBIATRICI - RUGOSITA'
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La
sabbiaturfresaturam meccanico con il quale si
erode la superficie di un prodotto tramite l’abrasione
dovuta ad un getto di sabbia ed aria. L'impiego di gran
lunga più frequente è quello per la pulizia superficiale
di materiali, tuttavia può essere usata anche per
l'incisione di iscrizioni ed immagini su marmo e pietre.
Descrizione
In campo meccanico la sabbiatura è un procedimento
intermedio al ciclo di lavorazione del prodotto, solo
raramente viene effettuato come operazione finale. Lo
strato asportato può essere ossido, vernice,
calcificazioni, un rivestimento galvanico o plastico,
ecc. Al termine dell’operazione il materiale sottostante
allo strato rimosso risulta completamente scoperto e con
rugosità dipendente dalla grandezza della graniglia
utilizzata e dalla pressione del getto, ma comunque
molto accentuata in confronto ai valori tipici delle
lavorazioni meccaniche. La sabbiatura risulta quindi uno
dei procedimenti preferiti per preparare il pezzo alla
successiva verniciatura. La sabbiatura viene effettuata
tipicamente su acciaio, ghisa, leghe metalliche in
genere, legname, ceramiche, pietre e marmi; sia per
impiego industriale meccanico che edilizio. La
sabbiatura è utilizzata anche per la distruzione dei
dati contenuti negli hard disk o nei CD-ROM. Si tratta
di uno dei metodi più sicuri per evitare che particolari
programmi possano recuperare i dati dal supporto
danneggiato. Dopo aver terminato le registrazioni
contabili delle transazioni eseguite, le banche
effettuano periodicamente una sabbiatura dei CD che
memorizzano le transazioni finanziarie.
Il
singolo pezzo non ha bisogno alcuna preparazione
particolare per subire la sabbiatura, mentre componenti
già assemblate potrebbero dover essere smontate per
consentire di ripulire anche le superfici altrimenti non
raggiungibili.
Una volta ben fissato (per evitare che si sposti sotto
la spinta del getto) il pezzo può essere sabbiato.
Direzionando il getto verso il pezzo e con passate
uniformi, ilelettroerosionsce la superficie dalle
impurità e dagli strati indesiderati, fino a conclusione
dell’operazione, quando tutta la superficie da trattare
è stata completamente ripulita.
Terminata la lavorazione di un oggetto si può passare
immediatamente alla lavorazione di un successivo.
Durante la sabbiatura, il singolo granello di sabbia (o
comunque di abrasivo) viene proiettato ad alta velocità
sulla superficie da pulire. Nonostante la pressione del
getto d’aria che trasporta il granello non sia
particolarmente elevata, le piccole dimensioni del
granello aumentano la pressione specifica sul punto
d’impatto, staccando lo strato che si vuole rimuovere e
riducendolo in polvere. A questo punto il granello,
deviato dall’impatto, si allontana dall’oggetto sabbiato
in uno o più pezzi. La graniglia usata viene spesso
smaltita, ma alcuni impianti fissi sono in grado di
raccoglierla e riutilizzarla (cosa non sempre possibile
e/o conveniente).
Può capitare che lamiere sottili si deformino durante la
sabbiatura. Questo è dovuto alla concentrazione della
pressione ed al (minimo) aumento di temperatura
dell'oggetto durante la sabbiatura.
Data l’elevata portata del getto di aria e sabbia, la
produzione di polvere è molto alta; spesso è tale da
creare una cortina che impedisce al sabbiatore di vedere
il pezzo in lavorazione.
comparazione di sabbiatura di uno stesso soffitto in
pianelle e travetti, eseguita prima ad acqua (sopra) e
poi a secco (sotto) con impianto si aspirazione e
decantazione delle polveri. Si noti la diversità di
uniformità del risultato.per ovviare a questo problema
si può:
creare una corrente d’aria che allontani la polvere dal
sabbiatore;
utilizzare la sabbiatura ad acqua: in tal caso si
circonda il getto di aria/sabbia con un getto d'acqua,
oppure si trasporta la sabbia non tramite aria ma
tramite acqua (in modo concettualmente simile al taglio
waterjet usato per le lamiere. Questo metodo ha tuttavia
molti svantaggi:
necessita di una linea di approvvigionamento dell’acqua
corrente;
richiede uno scarico per l’acqua che si raccoglie sul
pavimento;
sommerge l’area (o la stanza) dove si sta sabbiando di
fanghiglia, che quasi sempre dovrà essere rimossa;
sporca la superficie trattata della stessa fanghiglia,
impedendo al sabbiatore di avere la piena percezione
delle zone trattate e di quelle ancora da trattare;
se l’oggetto sabbiato è di metallo, il contatto con
l’acqua riattiva immediatamente la sua ossidazione (già
molto rapida in aria per gli oggetti di ghisa sabbiata);
utilizzare un impianto di aspirazione e decantazione
delle polveri: risolve tutti i problemi della sabbiatura
ad acqua, ma necessita di apparecchiature appositamente
costruite e piuttosto voluminose. Pur offrendo notevoli
vantaggi, è ancora scarsamente diffuso nel campo della
sabbiatura civile ed è più frequente nelle sabbiature
leggere per la meccanica industriale.
Terminata la sabbiatura il pezzo deve essere ripulito
dalla polvere (o eventualmente dal fango) prima di
essere ricoperto. Per materiali metallici
particolarmente sensibili all’ossidazione (come la ghisa)
è opportuno provvedere al rivestimento superficiale
prima possibile.
STAMPA SABBIATRICI - SABBIATURA
SALDATURA
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La saldatura è un
procedimento che permette il collegamento permanente di
parti solide tra loro e che realizza la continuità del
materiale ove essa venga applicata. La saldatura nella
sua accezione più comune presuppone l'apporto di calore
localizzato tale da permettere la fusione del materiale.
Tale materiale può essere il materiale componente le
parti stesse che che vengono unite, ma può essere anche
un materiale estraneo ad esse, detto materiale di
apporto: nel primo caso si parla di saldatura autogena
nel secondo di saldatura eterogena o brasatura. La
saldatura realizza un collegamento permanente che si
differenzia da altri collegamenti permanenti (ad esempio
chiodatura o incollatura) che non realizzano la
continuità del materiale. Con alcuni processi di
saldatura autogena, qualora eseguita correttamente e
secondo certi principi, viene garantita anche una
continuità quasi totale nelle caratteristiche stesse del
materiale delle parti unite.
Nella sua accezione più ampia la saldatura si riferisce
all'unione mediante apporto di calore di diversi
materiali tra loro, o con materiali simili, dato che si
effettua comunemente ad esempio la saldatura di materie
plastiche. Anche il vetro può essere "saldato". Ma la
saldatura per antonomasia avviene tra metalli, ed è
quella che tratteremo in questa sede.
Sviluppo della saldatura
Saldatura circonferenziale su un tubo (si nota la zona
termicamente alterata con colorazione diversa del
metallo)
Fin dal Medio Evo si univano parti in ferro
riscaldandole al calor giallo-bianco sulla forgia e
successivamente martellandole fino a renderle omogenee.
Tuttavia, per avere dei procedimenti di saldatura con
caratteristiche omogenee e riproducibili, fu necessario
arrivare al 1901 con la saldatura ossiacetilenica, in
cui si univano le parti per fusione dei lembi. In questo
procedimento di saldatura l'energia necessaria alla
fusione dei pezzi era fornita dalla combustione di un
gas (nel caso specifico acetilene) con ossigeno puro.
Raggiungendo temperature sufficientemente elevate (e
superiori alla temperatura di fusione del ferro) non era
più necessaria l'operazione di martellatura per unire i
pezzi, a tutto vantaggio della semplicità e della
ripetibilità dell'operazione.
Agli inizi del XX secolo si svilupparono generatori
elettrici sufficientemente potenti per generare un arco
avente una potenza sufficiente alla fusione del ferro.
Il primo procedimento di saldatura che fu sviluppato
utilizzando l'energia dell'arco elettrico fu il
procedimento ad elettrodo non protetto, attualmente
completamente abbandonato a favore del procedimento a
elettrodo rivestito, in cui il rivestimento svolge tutta
una serie di funzioni fondamentali per la produzione di
un giunto di buone caratteristiche. A tutt'oggi (2006)
la saldatura a elettrodo rivestito è il procedimento più
diffuso nel mondo.
Nel 1925 veniva messo a punto il procedimento di
saldatura a resistenza, oggi utilizzato ampiamente in
ambito industriale per produzioni di grande serie.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale fu sentita
l'esigenza di produrre giunti saldati di buona qualità
con una produttività molto maggiore di quella che poteva
essere data dall'elettrodo rivestito, quindi negli Stati
Uniti fu iniziato lo studio dei procedimenti a filo
continuo, ed in particolare dell'arco sommerso, che
permetteva una produttività ed una riproducibilità
assolutamente maggiori di quelle dei procedimenti ad
elettrodo rivestito.
Nel dopoguerra furono sviluppati (anni cinquanta) i
procedimenti MIG e MAG per avere una produttività
confrontabile con quella dell'arco sommerso, pur con una
maggiore flessibilità di impiego. In parallelo fu
sviluppato il procedimento TIG, che permetteva un
controllo molto preciso delle caratteristiche della
saldatura ed una lavorazione continua, che non era
permessa dall'elettrodo rivestito.
Infine negli anni settanta furono sviluppati i
procedimenti ad energia concentrata, cioè electron beam
e laser, che permettono di limitare la zona di materiale
modificata dalla saldatura.
Attualmente sono in corso studi per la saldatura per
diffusione, in cui non si porta a fusione il materiale
da saldare, ma si sottopone a pressione ad una
temperatura sufficientemente elevata perché gli atomi
del reticolo cristallino diffondano attraverso la
superficie di separazione dei pezzi, in modo da
realizzare giunti a temperature relativamente basse.
Applicazioni principali della saldatura
La saldatura è utilizzata principalmente per la
costruzione di recipienti sottoposti a sforzi
significativi (principalmente dovuti a pressione)
(caldareria) o per costruzione di strutture di supporto
più o meno complesse (carpenteria). Fuori da queste due
applicazioni, che già coprono un'area estremamente vasta
di impieghi, la saldatura è utilizzata nella costruzione
di veicoli, sia marittimi, sia aerei sia terrestri. Lo
sviluppo iniziale della saldatura venne proprio da
questo campo di applicazioni, in particolare dalla
necessità delle costruzioni navali, che richiedevano la
giunzione di lamiere di spessore eccessivo per le
chiodature con una notevole resistenza ed un peso, per
quanto possibile, limitato.
La caratteristica principale della saldatura è di creare
strutture monolitiche, cioè strutture che non presentano
discontinuità di caratteristiche in presenza dei giunti.
Questa particolarità della saldatura è di notevole
importanza sia quando è richiesta una resistenza
meccanica uniforme sia quando è richiesta una resistenza
uniforme ad aggressioni esterne (per esempio alla
corrosione). Date queste caratteristiche, la saldatura
ha applicazioni notevoli in diversi campi
dell'ingegneria:
Ingegneria meccanica: costruzione di strutture
meccaniche di forma complessa e sottoposte a sforzi
significativi
Ingegneria civile: costruzione di strutture metalliche
di supporto a edifici o ponti
Ingegneria chimica: costruzione di recipienti (a
pressione o meno), di casse di pompe, di casse di
valvole e di reti di tubazioni
Ingegneria nucleare: recipienti a pressione per
reattori, tubazioni, strutture di sicurezza e
contenimento
Ingegneria dei trasporti: costruzione di veicoli
terrestri e navali
Ingegneria aeronautica: strutture portanti per
aeromobili
Vi sono comunque dei casi particolari in cui la
saldatura viene utilizzata per unioni "parzialmente"
continue come nel caso della "puntatura" (vedi sez. nel
prosieguo).
Il processo di saldatura
Ogni tipo di saldatura avviene mediante procedimenti
differenti e macchinari specifici. Si può comunque
decrivere un procedimento generico che accomuna i
diversi processi di saldatura.
Per realizzare una saldatura di due parti è necessario
anzitutto preparare i due lembi del giunto mediante
quella che viene definita cianfrinatura. Quindi il
giunto viene scaldato a diverse temperature a seconda
del processo impiegato.
Quando il giunto viene riscaldato fino a fondere unendo
così i lembi col materiale stesso del giunto o con
l'aiuto di un materiale di apporto ad esso omogeneo si
parla di saldatura autogena. Se invece una volta
riscaldato il giunto al di sotto della temperatura di
fusione viene fuso su di esso un materiale di apporto ad
esso eterogeneo e con punto difusione più basso si parla
di saldatura eterogena o brasatura.
Il calore necessario all'attuazione del processo viene
ottenuto con diversi sistemi:
- Una fiamma prodotta per combustione di un gas con aria
o ossigeno.
- Un arco elettrico che viene formato tra due elettrodi
(uno di essi può essere il pezzo stesso).
- Resistenza elettrica ottenuta per effetto Joule al
passaggio di una corrente attraverso i pezzi da saldare.
- Laser ad elevata potenza o altri sistemi di apporto di
energia non da fiamma.
Per ottenere una saldatura resistente, tecnicamente
buona ed esente da imperfezioni, la zona di fusione deve
essere protetta da fenomeni di ossidazione ed il metallo
fuso deve essere depurato da scorie. Per evitare
l'ossidazione la saldatura deve avvenire quindi in
atmosfera il più possibile priva di ossigeno (inerte): a
tale scopo nella zona in prossimità della saldatura
devono essere aggiunte sostanze come gas, borace,
silicati e carbonati, che creino una "nube protettiva"
nei pressi del bagno di fusione e che permettano
l'esplulsione delle scorie. Nella saldatura
ossiacetilenica si produce un’atmosfera riducente,
mentre la saldatura ad arco viene effettuata
nell’atmosfera prodotta dalla combustione del
rivestimento dell’elettrodo o sotto flusso di gas.
Il metallo di apporto può essere in forma di barrette o
di filo continuo, che vengono avvicinate alla zona di
fusione (saldatura a fiamma e saldatura TIG = tungsten
inert gas) o costituire il vero e proprio elettrodo che
si fonde a causa dell’arco elettrico che esso stesso
provoca.
Saldatura eterogena o brasatura
La saldatura eterogena è comunemente detta brasatura e
permette di unire le parti fondendo solo la lega di
apporto e mantenendo intatti i lembi del giunto stesso.
Nell'ambito della brasatura si distinguono:
- brasatura forte: temperature oltre i 450°C ma al di
sotto del punto di fusione dei materiali da saldare; il
giunto va preparato in modo da favorire la penetrazione
del materiale di apporto per capillarità
- brasatura dolce: si effettua con temperature al di
sotto dei 450°C ed al di sotto del punto di fusione dei
materiali da saldare; il giunto va preparato in modo da
favorire la penetrazione del materiale di apporto per
capillarità
- saldobrasatura: le leghe di apporto sono leghe
fondenti a temperature ancor più elevate di quelle
utilizzate nella brasatura forte ma sempre inferiori al
punto di fusione dei materiali da saldare; il giunto
viene preparato similmente alla preparazione per una
saldatura autogena.
Saldatura a punti
Detta anche saldatura puntuale (spot welding in inglese)
o chiodi di saldatura, spesso realizzata tramite
saldatrici ad induzione, è un tipo di saldatura a
resistenza e consiste nel far combaciare le parti di
materiale da saldare e nel comprimere i due pezzi
mediante una macchina. Successivamente, il passaggio di
energia elettrica scalda i corpi da saldare fino ad
arrivare al punto di fusione in meno di 15 secondi,
unendo così i due materiali da un CHIODO interno
particolarmente resistente che dura nel tempo.
Saldatura per puntatura
La saldatura per puntatura, salvo quando il termine non
sia utilizzato impropriamente per indicare la saldatura
puntuale di cui sopra, non si riferisce ad un
particolare processo di saldatura, quanto piuttosto ad
un'applicazione particolare dei processi di saldatura
già accennati. Si tratta di generare punti di saldatura
sul perimetro dei pezzi da unire, senza creare cioè un
cordone di saldatura ovvero una saldatura continua senza
interruzioni, quanto realizzando molteplici punti posti
a distanze più o meno regolari tra loro. Questo modo di
procedere viene spesso usato per unire parti sottoposte
a scarsi sforzi meccanici, o comunque tra le quali la
saldatura non debba creare un giunto ermetico. Viene
utilizzato tipicamente in processi di saldatura non
automatizzati come imbastitura utile a tenere assieme le
parti in vista di una successiva saldatura continua.
Controllo delle saldature
Le implicazioni di sicurezza collegate all'uso della
saldatura, soprattutto nel campo dei recipienti a
pressione e dell'ingegneria civile hanno imposto criteri
sulla garanzia dell'affidabilità delle saldature. Questo
controllo avviene su due fasi distinte:
Controllo del personale e del procedimento (controllo
preventivo)
Controllo del giunto saldato (controllo di produzione)
Controllo e qualifica dei procedimenti di saldatura
La saldatura, nel caso che implichi problemi di
sicurezza, deve essere effettuata solo da personale
qualificato e utilizzando procedimenti qualificati, le
norme di qualifica dei procedimenti variano a seconda
del campo di applicazione ed a seconda del materiale che
deve essere saldato. In particolare in ambito europeo si
seguono le Euronorme EN 15614-1 per la qualifica dei
procedimenti ad arco voltaico di acciai e leghe di
nichel e le EN UNI 287 per la qualifica dei saldatori,
mentre negli Stati Uniti si applicano le norme ASME
Sect. IX.
In genere per qualificare un procedimento devono essere
eseguiti dei talloni, che vengono controllati con metodi
non distruttivi e da cui sono ricavati provini per prove
distruttive (trazione, piegatura, resilienza, etc.)
Controllo dei giunti saldati dopo produzione
Il giunti saldati, dopo l'esecuzione, vengono sottoposti
a controlli non distruttivi più o meno estesi, a seconda
dell'affidabilità richiesta al giunto, inoltre per un
numero prefissato di metri di saldatura o di giunti (in
dipendenza dal campo di applicazione) vengono prodotti
altri talloni che saranno sottoposti a prove distruttive
(generalmente quelle più significative fra quelle già
subite nel corso della qualifica del procedimento).
STAMPA SABBIATRICI - SALDATURA
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Lo stampaggio ad iniezione è un processo di produzione industriale del tipo fusione, in cui materiale liquido (materiale plastico) viene immesso in una forma permanente detta stampo, aiutato da una forza di "iniezione". Generalmente, l'iniezione avviene a pressioni elevate ed a temperature che consentono lo scorrimento del materiale "plastificato" in apposita sezione della pressa stessa. Gli appositi stampi vengono tenuti chiusi idraulicamente o meccanicamente in macchine dette presse per lo stampaggio. Le pressioni sono dell'ordine di qualche centinaio di bar e la forza (in tonnellate) necessaria per tenere chiusi gli stampi è semplicemente ricavabile dalla formula:
dove P è la pressione di iniezione in kg/cm² (per le
unità di misura vedi nota [1]) ed S è la superficie
dell'area frontale del pezzo da stampare (in cm²)
ortogonale al piano di iniezione.
Lo stampaggio ad iniezione è ritenuto uno dei processi
più economici di trasformazione delle materie plastiche.
Esistono relativamente poche pubblicazioni riguardo alle
tecniche di stampaggio e relative alla soluzione dei
problemi. L'uso di programmi specifici quali "mold flow"
consente una rapida ed economica prototipazione del
prodotto, l'uso di presse veloci permette di produrre
particolari anche grandi in un tempo estremamente
ridotto.
Lo stampaggio ad iniezione rammenta il principio della
pressofusione usata per la formatura di semilavorati o
particolari dai metalli non ferrosi.
I costituenti principali delle presse per iniezione
sono:
un piano fisso, cui si fissa un semistampo (normalmente
il semistampo femmina)
un piano mobile, cui si fissa l’altro semistampo
un sistema di supporto e guida del piano mobile (generalmente
4 colonne a sezione cilindrica)
un meccanismo di chiusura dello stampo (generalmente una
ginocchiera azionata da pistoni idraulici)
Schema di principio del sistema di iniezioneun “gruppo
di plastificazione ed iniezione”, costituito da una vite
senza fine contenuta in un cilindro riscaldato
elettricamente, la vite ha la possibilità di ruotare
intorno al suo asse (caricamento e fusione del materiale)
e di spostarsi assialmente, agendo da pistone (fase di
iniezione). La testa del cilindro porta un ugello che,
attraverso un foro nel piano fisso della pressa è
mantenuto a contatto del foro di iniezione dello stampo
una centralina oleodinamica, che fornisce l’energia per
gli azionamenti. Si stanno diffondendo presse con
azionamenti totalmente elettrici
un basamento di supporto
una unità di governo elettronica
La disposizione più diffusa è quella orizzontale (movimento
di apertura degli stampi orizzontale), ma per
lavorazioni particolari si utilizzano presse verticali.
I parametri identificativi delle presse sono:
la forza di chiusura
il passaggio tra le colonne, ovvero la massima
dimensione trasversale dello stampo che può essere
montato
la corsa del piano mobile
la capacità, ovvero la massima quantità di materiale che
può essere iniettato in ciascun ciclo
Schema di principio del processoIl ciclo macchina tipico
è composto dalle seguenti fasi:
Caricamento e fusione: la vite gira aspirando il
materiale (in granuli dalla dimensione variabile da 1 a
circa 5 mm) da una tramoggia fissata al cilindro, il
materiale, avanzando verso la testa del cilindro, fonde
per effetto del riscaldamento del cilindro e
dell’attrito. L'accumulo del materiale plastificato
nella parte anteriore del cilindro fa arretrare la vite
determinando la quantità di materiale che verrà
iniettata.
Chiusura e bloccaggio dello stampo. I due semistampi
vengono avvicinati velocemente in bassa pressione e a
pochi decimi di distanza vengono bloccati in posizione
di massima forza di chiusura.
Iniezione: alla vite viene applicata una pressione
programmata e spostandosi rapidamente in avanti, come un
pistone, forza il materiale fuso, attraverso l’ugello,
nella cavità dello stampo.
Mantenimento in pressione: la vite continua ad essere
spinta in avanti solitamente con una pressione più bassa
di quella di iniezione, mantenendo la pressione sul
materiale finché questo non è solidificato Rilascio
della pressione della vite.
Caricamento e fusione
Eventuale attesa di raffreddamento del materiale nello
stampo Apertura dello stampo ed estrazione (automatica,
manuale o assistita da manipolatori esterni) dei pezzi
Arretramento del gruppo iniezione (movimento opzionale)
I pezzi ottenuti richiedono in certi casi operazioni
accessorie come l’asportazione del materiale degli
attacchi di iniezione (materozze), la sbavatura,
l’esecuzione di fori ecc, ma spesso sono perfettamente
finiti.
STAMPA SABBIATRICI - STAMPAGGIO AD INIEZIONE
STAMPO
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Lo stampo è una matrice
che viene appositamente progettata come utensile in
alcuni processi di produzione industriale come lo
stampaggio, la pressofusione, l'imbutitura, la
schiumatura o la sinterizzazione: serve a dare la forma
intermedia o finale al pezzo o materiale da lavorare.
A seconda del diverso tipo di lavorazione cambiano le
caratteristiche e la tecnologia dello stampo.
Componenti generiche
Uno stampo è solitamente composto da due o più
semigusci, che vanno a delimitare un'area di spazio con
la sagoma del pezzo da ottenere. Gli stampi di
produzione sono solitamente in acciaio bonificato (un
processo termico per migliorarne le caratteristiche) o
temprato, ma per particolari lavorazioni si usano anche
stampi in alluminio o legno. Stampi di materiali meno
resistenti, come gesso, silicone o resina vengono usati
per la produzione di piccole serie per la prototipazione
rapida. La vita utile di uno stampo può andare da pochi
pezzi, o anche di uno solo, a centinaia di migliaia di
esemplari.
Gli stampi medi e grandi sono spesso costruiti per
fresatura, mentre per esemplari particolarmente piccoli,
con finiture complesse o per precisioni elevatissime,
nell'ordine di pochi centesimi di millimetro, si usano
processi ad alta tecnologia come l'elettroerosione o la
fotoincisione.
Lo stampo deve essere in genere progettato senza cavità
che possano limitare l'estrazione del pezzo: in
particolare vanno evitati i sottosquadra, cioè angoli di
90° o più, che di fatto rendono l'elemento stampato
indivisibile dallo stampo.
Nella progettazione di uno stampo bisogna prestare
particolare cura agli angoli di sformo: dato che la
creazione di pareti perfettamente in asse con il
movimento di estrazione potrebbe dare problemi nella
rimozione dei pezzi finiti, le pareti non devono mai
essere progettate verticali, ma devono avere una leggera
inclinazione (1 o 2 gradi) verso l'esterno. Per
esemplificare, un cilindro andrebbe trasformato in un
tronco di cono per poter essere estratto senza problemi.
Gli stampi, in particolare quelli per le plastiche,
possono essere riscaldati o meno: gli stampi riscaldati
sono più costosi ma permettono un flusso migliore del
materiale liquido nelle cavità, grazie alla viscosità
ridotta. All'occorrenza possono anche essere
raffreddati, nel caso sia necessario estrarre i pezzi
rapidamente o non sia possibile avere una catena di
produzione a carosello che sfrutti diversi elementi per
rendere continua la produzione senza forzarne i tempi.
Un raffreddamento troppo rapido dello stampo o un
riscaldamento insufficiente possono condurre, nella
lavorazione delle plastiche, a pezzi con parti mancanti
o a rotture. Inoltre con il raffreddamento va previsto
un ritiro del materiale, che può condurre alla rottura
del pezzo.
Oltre ad avere dei canali di colata o di iniezione (dove
il materiale entra nello stampo), lo stampo deve avere
delle materozze (che portano il materiale alla cavità),
e degli sfoghi per consentire l'uscita dell'aria.
Per stampi particolarmente complessi si possono usare
elementi mobili detti spine, che si ritraggono
automaticamente all'apertura dei gusci, permettendo la
creazione di cavità altrimenti impossibili.
Gli stampi sono oggetti costosi, che richiedono una
accurata progettazione e manutenzione, e anche settimane
di lavoro per la loro costruzione. Sono strettamente
vincolati al tipo di materiale per cui verranno usati,
dalla cui viscosità, temperatura e caratteristiche
dipendono numerose variabili.
Metalli
Lamiere
Nello stampaggio di lamiera lo stampo è costituito da un
blocco d'acciaio, suddiviso in un guscio femmina e da un
altro maschio (controstampo) collocati nella pressa, uno
sulla base e l'altro sulla parte mobile della macchina
utensile, che deformano il materiale fino ad ottenere
anche con passaggi successivi (e con stampi via via
leggermente diversi) la forma finale del pezzo
industriale. Questo processo è noto come imbutitura. Si
tratta di un'operazione molto difficile, che deve essere
suddivisa in numerosi passaggi per evitare che le
lamiere vengano stirate eccessivamente e quindi possano
strapparsi o riportare assottigliamenti non uniformi.
Per la costruzione di pezzi per il mercato
automobilistico si usano stampi di grosse dimensioni,
che spesso includono bordature studiate per la
punzonatura delle parti da rimuovere (la cava del
finestrino, ad esempio). La lavorazione delle lamiere
viene spesso effettuata in modo da dare loro una
struttura portante, con delle nervature e delle pieghe
curve che danno solidità al pezzo. Oggi è possibile
ottenere processi di lavorazione totalmente
automatizzati.
Colate
Gli stampi da colata sono molto semplici, necessitando
solo di alta resistenza alle temperature, di un canale
di ingresso del materiale e di uno per la fuoriuscita
dell'aria. Si usano per la produzione di pezzi in ferro,
per la realizzazione di lingotti e di elementi grezzi
per lavorazioni successive.
Pressofusioni
Per lavorazioni di elementi in metallo non ferroso e a
geometria piena si possono creare degli stampi in grado
di sostenere pressioni elevate. Il metallo liquido viene
iniettato nello stampo e grazie alla pressione (fino a
100 megapascal) va a riempire tutte le cavità, con il
risultato di ottenere una struttura più compatta e
uniforme rispetto a quelle da colata. Generalmente si
realizzano pezzi in alluminio da 0,05 a 50 kg di massa,
ma sono possibili stampi anche di dimensioni maggiori e
molto costosi. Altri materiali hanno limiti inferiori.
Questo tipo di stampi richiede poca manutenzione e può
arrivare a produrre centinaia di pezzi l'ora. Stampi di
questo tipo arrivano a 150.000 pezzi prima di essere
rinnovati.
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